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Nel 2012 sono stati i lettori forti la vera “forza” del digitale

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Nelle ultime due settimane, dopo un torpore estivo non indifferente, il mondo dell’editoria è tornato vivo più che mai, o quanto meno lo sono state le notizie e i dibattiti in merito. Ci stiamo avvicinando alla fine dell’anno e come di consueto in questo periodo abbondano i dati di mercato, i numeri e le statistiche dell’anno che sta per concludersi. L’ultima fiera del libro di Francoforte ha fotografato l’editoria italiana in uno stato quasi comatoso: dopo lunghi periodi in cui il libro poteva essere considerato il prodotto anticiclico per eccellenza, negli ultimi due anni si è trovato invece piegato dalla crisi economica e da un mercato impietoso che non lascia spazio a errori e temporeggiamenti. La ricerca dell’AIE (di cui abbiamo già parlato qui) lascia intendere, senza troppi giri di parole, un calo inesorabile del mercato del libro. L’unico segno positivo sembra risultare il binomio tecnologie-ebook, nonostante i numeri del mercato digitale siano ancora lontani dall’essere significativi per i bilanci delle case editrici. Proprio alla tecnologia è stato dedicato un intero paragrafo della ricerca e vale la pena farci qualche riflessione.

Che le tecnologie abbiano radicalmente cambiato il nostro rapporto con il mondo è ormai cosa scontata. Così come è banale e assodato che la “quarta rivoluzione” tecnologica abbia modificato il DNA dei lettori e la conseguente fruizione dei testi: dalle pagine ai bit, da online a offline, il Web 2.0 e le sue infrastrutture hanno costretto l’intera industria libraria a ripensare i modelli di produzione e di business.

I numeri parlano chiaro: mese dopo mese, ma che dico, giorno dopo giorno, aumenta il numero di persone che utilizzano internet, aumentano le tecnologie informatiche e digitali nelle famiglie italiane, aumentano i momenti di accesso al Web, aumentano gli smartphone e i tablet.

L’AIE evidenzia un segno positivo costante sull’acquisto di device tecnologici, in cui confluisce ovviamente il crescente acquisto di eReader e dispositivi per la lettura elettronica. È questa probabilmente la causa (o l’effetto) del raddoppiamento del mercato degli ebook (e dei titoli digitali disponibili) e del boom delle vendite online: l’AIE sostiene che la lettura di ebook sia cresciuta del 45% solo nell’ultimo anno, facendo triplicare il numero dei lettori dal 2010 (+136%). Ma non siamo qui a parlare di numeri. C’è un punto preciso nella ricerca dell’AIE in cui si fa riferimento allo stretto rapporto che intercorre tra chi usa in modo massiccio la rete (per leggere, acquistare, informarsi) e chi possiede una fornita biblioteca personale: sembra quindi che i cosiddetti “lettori forti” (che molto probabilmente lo sono sempre stati, ben prima dell’arrivo degli ebook) siano quelli che utilizzano maggiormente Rete e tecnologie.

A mio avviso questo è un dato davvero significativo, che porta ad individuare non più una nicchia di lettori di libri elettronici che vanno ad affiancarsi a una ben più ampia base di lettori “tradizionali”, ma li porta a popolare una schiera di lettori/utenti che oramai non considerano più il libro come fine a se stesso, ma ne apprezzano l’intero ecosistema che ci gira attorno. Per tornare alla domanda posta alla fine dello scorso post, secondo me non è tanto il mercato digitale che può trainare un aumento generale degli indici di lettura: è la tecnologia, a monte della filiera, che sta dettando regole e trend di qualsiasi industria editoriale. Da quando esiste l’ebook è un continuo parlare della sua contrapposizione alla carta, perché invece non constatare che i device tecnologici che possediamo non hanno fatto altro che favorire e aumentare i momenti e le occasioni di lettura? Il progresso tecnologico in qualche modo ha messo il lettore in una posizione determinante: al centro della filiera, come è sempre stato, ma ora più che mai padrone dei mezzi e dei canali di acquisto (e di vendita).

I numeri del mercato digitale crescono ogni giorno, eppure l’editoria continua a definirsi in crisi, nonostante la tecnologia si riveli il quid per far aumentare le quote di mercato e il fattore attraverso cui l’industria del libro deve plasmarsi. La ricerca dell’AIE mi ha lasciato con un dubbio, che vi rivolgo e che spero si trasformi in un’ulteriore momento di riflessione: e se l’indice tecnologico da indagare non fosse quello dei lettori ma quello presente all’interno delle case editrici?

 [Il Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2013 è in vendita in ebook su tutte le principali piattaforme al costo di 11.99 euro]

 


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